L’Hip Hop

L’Hip Hop nasce come movimento culturale nell’America degli anni ‘70 del ‘900; era utilizzato non solo come modo per far sentire la propria voce, ma era anche un’occasione per incontrarsi e ballare insieme attraverso battles, cioè dei botta e risposta tra due o più ballerini, o semplici freestyle, cioè delle brevi improvvisazioni in cui il ballerino ha l’occasione di mostrarsi davanti agli altri un po’ per confrontarsi con loro e un po’ per sfogarsi e liberare le proprie emozioni. La prima cosa a cui si pensa quando si sente questo termine potrebbe essere la danza o la musica hip hop, ma è molto più di questo. Infatti si compone di cinque punti: il rapping, o rap, un genere musicale nato nello stesso periodo, che consiste nel cantare sopra una base o un accompagnamento musicale dal ritmo sincopato; il DJing, un modo di fare musica che si crea attraverso l’utilizzo di giradischi e mixer, oggi sostituiti da strumenti più moderni, ma con la stessa funzione; il breaking, o breakdance, è un tipo di danza nato grazie ai teenager afroamericani e latinoamericani, che si riunivano e utilizzavano la danza come forma di espressione. È importante ricordare che la breakdance non è l’unico stile che compone l’Hip Hop.

Il graffitismo, è la componente che più si avvicina all’arte di tipo grafico e consiste nella realizzazione di graffiti in varie zone della città, specialmente in luoghi pubblici, a esempio sui treni o sulle metropolitane, per far sì che li potessero vedere più persone possibili; lo stile, che deve caratterizzare ogni rapper, ballerinə, dj o writer.

Negli anni ‘70 il Bronx era uno dei quartieri più disagiati di New York, avendo subito un forte decadimento a livello sia economico che sociale. Infatti era diventato bersaglio principale delle gang della città, che lo avevano distrutto causando anche la morte di alcune persone e peggiorando le condizioni di vita di chi viveva lì. I ragazzi che crescevano in questo tipo di ambiente avevano reso l’Hip Hop, in tutte le sue forme, il loro modo di esprimere il loro disappunto per le condizioni in cui erano costretti a vivere. 




Oggi l’Hip Hop non è più solo uno strumento di lotta ma è anche una passione che viene coltivata in diversi modi: uno di essi è l’MC hip hop contest, ovvero un concorso diventato famoso in tutta Italia, che si svolge a Riccione, dove le varie crew (gruppi di ballerini di hip hop) si sfidano ballando di fronte a giudici di vari.

Anche senza aver gareggiato, l’MC hip hop contest è stato per noi come raggiungere un importante traguardo nella nostra “carriera” come ballerine, perchè ci ha dimostrato fino a dove possiamo arrivare lavorando e impegnandoci. Infatti da quando abbiamo cominciato a ballare, lo abbiamo sempre considerato come un obiettivo da raggiungere. 



La prima tra noi due ad approcciarsi a questo mondo fu Irene, quasi otto anni fa: “Iniziai danza più che altro perché vedevo che mia cugina più grande ne era appassionata e felice. Dopo le prime prove avevo in qualche modo capito che quel mondo mi avrebbe lasciato un segno ed è quello che sta facendo ancora ora, dopo ben otto anni che l’hip hop mi coinvolge in ogni sua forma. Sono davvero grata di essermi fidata di me stessa e della gente intorno a me perché non mi sono mai sentita così libera e sicura di quello che avrei voluto fare.”

Amanda, invece, ha iniziato sei anni fa: “Da quando sono entrata nella sala di danza per la prima volta mi sono sentita a casa, le persone che mi circondavano e ballavano con me erano come una grande famiglia. Iniziare a ballare è stato per me un modo per sfogarmi e liberarmi da tutto quello che mi preoccupava, anche se solo per qualche ora; niente mi ha mai portata a pensare di smettere questo percorso.”

Ma, secondo voi, l’hip hop era davvero il modo giusto per far sentire la propria voce o ce ne sarebbero stati altri altrettanto efficaci?


- Irene Barberis e Amanda Marchegiani


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