"La libertà che guida il popolo"

 Ti racconto un quadro…



Nel 1830, precisamente tra il 27 e il 29 luglio, si verificò quella che è passata alla storia come “seconda rivoluzione francese”. Durante quelle tre, gloriose giornate il popolo parigino insorse in tutta la sua forza, costruì barricate e, dopo violenti scontri, riuscì a rovesciare il sovrano assolutista Carlo X, ultimo dei Borbone.

All’origine di questo malcontento vi erano le cosiddette Ordinanze di Saint-Cloud, che tentavano di condizionare gli esiti dei voti elettorali e soprattutto limitavano la libertà di stampa. A iniziare le proteste furono proprio i tipografi. 

Gli eventi concitati di quei giorni troveranno la loro massima espressione nel celebre quadro di Eugène Delacroix, pittore francese, ritenuto uno dei maggiori esponenti del Romanticismo nell’arte. 

«Ho cominciato un tema moderno, una barricata... e, se non ho combattuto per la patria, almeno dipingerò per essa...» scrisse Delacroix in una lettera al fratello.


Autoritratto di Delacroix 

“La libertà che guida il popolo” rappresenta, olio su tela, un gruppo di insorti, tra cui spicca la figura femminile che fa loro da guida. Si tratta della personificazione della Libertà stessa e della cosiddetta Marianne, figura simbolica della Repubblica francese. Indossa una veste stracciata che lascia il seno scoperto e in testa porta il berretto frigio, copricapo rosso usato nell’antichità dagli schiavi liberati e che durante la rivoluzione francese era diventato il tratto distintivo dei sans-culottes



Sanculotti, irriducibili partigiani rivoluzionari, con berretto frigio

La Libertà si erge a piedi scalzi sulle macerie, mentre con il braccio destro alzato sventola la bandiera francese e nella mano sinistra regge un moschetto. Il suo sguardo non è rivolto in avanti, verso lo spettatore, ma alla nutrita folla che avanza dietro di lei.

Tra gli insorti si distinguono persone di ogni età appartenenti a ceti sociali differenti, uniti da un obiettivo comune, ovvero la lotta contro l'oppressore.  A sinistra, per esempio, vi è  un intellettuale borghese con il cilindro, armato di fucile, a destra un ragazzino che agita due pistole, come se volesse esortare lo spettatore stesso a prendere parte all’insurrezione. Pare che lo scrittore Victor Hugo si sia ispirato a lui per creare il monello di strada Gavroche, uno dei personaggi de “I Miserabili”. 

Ai piedi della Libertà vi è un giovane inginocchiato, forse un operaio, che la osserva pieno di speranza. Più in basso si trovano le vittime degli scontri, sia insorti che guardie nazionali. 

Il resto della folla si presenta come una massa indistinta di braccia, fucili e spade, che emerge dalla coltre di fumo e polvere. 

In lontananza s’intravede uno scorcio di Parigi e il profilo della cattedrale di Notre-Dame. 

La firma del pittore si può leggere a destra, mimetizzata tra le macerie, insieme all’anno in cui l’opera fu realizzata, il 1830.  


Considerata “il primo quadro politico nella storia della pittura moderna”, “La libertà che guida il popolo” è diventata sinonimo della conquista dei diritti umani. Non a caso fu scelta come simbolo della contestazione studentesca francese del maggio 1968, del movimento per i diritti delle donne e della fazione repubblicana durante la guerra civile spagnola. 

È possibile tutt’oggi ammirare di persona questo quadro presso il Musée du Louvre. 


Scatto che immortala un momento delle manifestazioni che animarono la Francia (e anche l’Italia) nel 1968

di Giulia Angelica Malvicini


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